Live Wine 2018? Per me è si!

Cari Winelovers, lo so, ultimamente sono un po’ assente dal blog ma in questo periodo sto lavorando forte e devo procedere con calma e concentrazione per portare a termine tutto.

Lunedì 05 marzo 2018 sono riuscita a partecipare al Live Wine, presso il palazzo del Ghiaccio a Milano e devo affermare in tutta sincerità che ne è valsa la pena.

Per chi non avesse mai partecipato a questa interessante manifestazione e si chiedesse info in merito, io rispondo che è un evento imperdibile per approfondire il mondo dei vini artigianali, dei piccoli produttori e delle scoperte enoiche. Un modo per avvicinarsi alle realtà vitivinicole italiane ed estere che io amo definire “insolite” ovvero quelle poco note, quelle dei pochi ettari e della gestione familiare.

Per darvi un’idea del tutto vi può tornare utile sapere che i visitatori sono stati più di 4000, gli espositori 165 e più di 900 i vini in assaggio.

Frecciarossa Venezia-Milano e in due ore e quaranta arrivo alla stazione centrale poi taxi e in dieci minuti sono già al desk per ritirare il mio accredito stampa. Lascio il mio cappotto presso il guardaroba, ritiro la mia arma del giorno il calice taggato livewine (senza sacca 😦 ) e la lista degli espositori. Tutto è pronto: iniziamo!

Il libricino era di facile consultazione in quanto redatto per ordine regionale e alfabetico. #toppissimo e davvero easy. Peccato solo che non fossero riportati i vini in mescita ma da una parte è stato anche interessante scoprire dai vignaioli stessi le referenze per farsele poi raccontare.

Subito per voi le mie prime tre impressioni:

Prima: libertà di movimento, la scelta del lunedì è stata super azzeccata anche se ammetto trattasi di pura fortuna essendo questo il mio giorno lavorativo free.

Seconda: quanti ragazzi giovani da ambedue i lati dei banchetti.

Terza: temperatura dell’ambiente perfetta, né troppo caldo, né troppo freddo (sapete bene quanto noi donne possiamo essere noiose per ste cose… 😉 )

Vorrei dedicare questo articolo alle mie scoperte e agli assaggi nuovi, quelli che mi hanno colpito e che si sono conclusi con un “complimenti davvero” nonché con un “a presto in azienda” nonostante abbia effettuato alcuni pit-stop “di conferma” dei quali ho ne ho scritto negli articoli precedenti relativi agli eventi enoici.

Bel colpo Grasparossa!

Prima vendemmia per Podere Cervarola che si porta a casa tutta la mia approvazione per queste due tipologie di Lambrusco dell’Emilia. Il rosato “La Rondinina” e il rosso frizzante “Il Cenerino” sono stati un inno al Lambrusco Grasparossa, quello della tradizione. Una realtà da seguire con attenzione, le prossime vendemmie potrebbero già essere quelle dell’uva Tosca e del Trebbiano di Spagna. Una domanda… Perché non riportare “Podere Cervarola” anche in etichetta, proprio lì, sopra le rondini?

Bottiglia n.2411 di 2500

Quella di “Alter Alea”, l’Aleatico di Andrea Occhipinti. Nitido, completo, appagante. Un sorso tirato a lucido fino alla fine, pieno, compatto: autentico. Un 2017 che ha poco da giustificare. E’ già da urlo! Fermentazione spontanea, solo cemento.

Steel Amarone?

Yes it is. Questo assaggio è stato frutto di una #whatsappata delle 7:45. Il potere dell’amicizia porta a delle scoperte che hanno dell’incredibile e che mi accompagnano ad una semplicissima conclusione: esiste l’Amarone per due, che non teme il divieto di sosta in bottiglia. E’ quello de Il Monte Caro. Questi ragazzi, fratello e sorella, a mio avviso hanno centrato il bersaglio: l’Amarone della Valpolicella che non per forza ti deve far meditare 🙂

MPC

Maria Pia Castelli oppure Mi Piace Ca…spiterina! Nei social ho già riportato il mio pensiero su questa realtà enoica marchigiana e della Donna piena di sorrisi, energia, saggezza ed eleganza che la rappresenta. Il “Stella Flora” 2010? Ad immagine e somiglianza di questa splendida Donna. Cito questo vino tra tutti quelli in mescita in quanto la lieve nota ossidativa che l’età gli ha disegnato mi ha fatto riflettere riguardo alla bellezza degli anni che passano, delle rughe sulla pelle, del capello bianco, che l’imperfezione (non il difetto!) rende unico il vino come le persone.

Siculamente!

Un binomio riuscito Nero d’Avola e Metodo Classico. Un geniale Nino Barraco, grande vignaiolo di Marsala, che ha stupito tutti con la sua nuova creatura. Eravamo in otto davanti alla sua postazione, tutti ammaliati dalla new entry. Un calice che si tinge di cipria e colora di rosso labbra e palato. Un crescendo di complessità e di tonalità. Il carattere del Nero d’Avola che si esprime attraverso un piede di fermentazione con mosto congelato e 60 mesi sui lieviti. Da ribere siculamente!

Un nido nella vite

E’ il disegno riportato nell’etichetta della Barbera d’Asti di “Lia Vì” firmata Carussin. Questa è finita nella mia borsa della spesa. Da vecchie vigne nascono grandi vini a condizione che la mano dell’uomo sia delicata, rispettosa e paziente. A conferma che la Barbera è davvero un grande vitigno. Essa mi sta incuriosendo non poco… La ricerca è appena iniziata.

Sfortunata a chi?

Alla vendemmia 2014? Assolutamente no! A confermare ciò che da tempo sostengo è “Cirsium”, il Cesanese Riserva di Damiano Ciolli. Una dinamicità destabilizzante durante la degustazione. Questo calice mi ha rubato ben due sorsi per quanto mi ha ammaliata. Maturità ed integrità all’olfatto, agilità e forza al palato. Legno interpretato come contenitore naturale del vino. Anche qui le vigne sono di sessant’anni.

E poi arriva Abrostine

Un vitigno perduto, o meglio quasi, fintanto che Podere Santa Felicita non decise di scommetterci regalandoci il “Sempremai Sorte”. Un calice granato che ruota attorno a frutta scura in piena maturazione, rosa canina, il tabacco è dolce e le sfumature finali mi rimandano alla cannella e al baccello di vaniglia. Palato austero, tannino vivo, non trova pace fintanto che la scia della freschezza arriva e dona equilibrio e stabilità.

Marilina e Fedelie

Nella famiglia delle effervescenze arriva l’ancestrale di Cantina Marilina, lei si chiama “Fedelie”– Federica (sorella di Marilina) + surlie – ed è il succo d’uva, il loro vino da tavola, della quotidianità, ottenuto da uve Nero d’Avola. Semplice, diretto, schietto e velocissimo 🙂

Cosa c’è Al di là del fiume?

Una meravigliosa espressione di Albana, “Fricandò”, che fermenta in anfore di terracotta toscana a contatto con le sue bucce e il tempo di permanenza lo decide l’annata. Azienda a conduzione biodinamica nata nel 2007 dalla passione e dal legame con il territorio e la tradizione, 3 ettari vitati incastonati nel Parco Storico di Monte Sole. Segni particolari: etichette bellissime! Next stop ViVit (Vinitaly 9-12 aprile).

Momento Catartico e Insolito

“Se le cose semplici della natura hanno un messaggio che tu comprendi, rallegrati perché la tua anima è viva”. Questa la frase riportata nel retro etichetta dell’Azienda Longarico. Nella provincia di Trapani, Alcamo, questa piccola realtà enoica mi ha piacevolmente stupita con “Catartico”, il Catarrato macerato, salato, speziato, agrumato, affumicato, caramellato e garbato. Spazio al Syrah e Nerello Mascalese per “Insolito”, due vitigni che adoro e che in questo uvaggio regalano il meglio di sé, macchia mediterranea, melograno, alghe, pepe in polvere, tabasco per un palato “tosto”, inalterato e integerrimo.

Pasta a chi?

Le polemiche stanno a zero, come il dosaggio di “NiNì” da uve Pinot Nero e Chardonnay made in Gussago, Franciacorta. La mia prova del nove l’ha superata… Mi sono portata il calice in giro per la fiera e dopo 10 minuti era ancora in perfetta linea, tutte le componenti al posto giusto. Divella assolutamente promossa. Continuate così ragazzi!

Mì Grillo es tù Grillo

Due ragazzi che uniti dalla passione per la loro terra, la Sicilia, hanno unito le loro vigne e le loro competenze professionali dando forma ad un sogno, quello di produrre vini che potessero avere spazio nel panorama enoico. Ci stanno riuscendo davvero bene, hanno tutte le carte in regola: curiosità, competenza, comunicazione, umiltà, serietà. Colpita dal Grillo, spiazzata dal Bianco Macerato ottenuto da uve autoctone, i loro vini sono lo specchio del loro modo di essere appena descritto. Elios, Alcamo, Trapani. #polliceinsu

 

Sul podio

La rivincita del Magliocco è arrivata. Giuseppe Calabrese, agricoltore a Saracena, prima annata 2013, ha saputo interpretare in maniera eccelsa questo vitigno che vinificato in purezza mi ha catturata per quanto ha saputo rappresentare il perfetto connubio tra territorio, uva e cantina. Un vino intatto, saldo e di beva a colpi di Jéroboam.

Dulcis in fundo

La Falanghina passita, “Passito”, di Terre dei Briganti. Una manciata di Nocciolini di Chivasso, questi minuscoli dolci a base di meringa e nocciole piemontesi. Sebbene siamo in provincia di Benevento questo calice mi ha riportata al nord con queste nitide percezioni di dolcezza. Morbido, caldo, caminetto, neve, inverno, copertina, coccola.

Ormai è risaputo io sia una fanatica della lettura, dei libri e di tutto ciò che sia possibile sfogliare. Figuriamoci quando il tema è il vino. E nemmeno in questa occasione non saputo resistere…

Me ne sono tornata a casa con “Champagne, l’immaginario e il reale” di Samuel Cogliati, Possibilia Editore e con un innovativo e stimolante “Memowine” idea di Ivan Cappello, giovane enologo di Marsala che attraverso questo quaderno degli appunti rende più semplice la vita di ogni #winelover.

Sempre grata per la vostra pazienza per essere arrivati fin quaggiù.

A presto. Promesso!

Laura Vianello

LaJolieSommelier

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